Quanti hanno avuto modo di praticare un sistema di lotta, una tecnica di difesa con armi da fuoco o uno sport da combattimento, concorderanno con me sul fatto che una volta acquisiti certi meccanismi istruttivi di base (giusti o sbagliati) è molto più difficile modificare tali pattern di risposta.
Sappiamo che le risposte comportamentali di base, tra le quali la reazione ad un’aggressione improvvisa, molto spesso conducono a commettere errori comportamentali che portano ad infauste soluzioni, infatti è dimostrato che l’essere umano sotto una minaccia incombente ha due tipi di reazione:
- Reagisce in modo nervoso, inconsulto e disordinato
- Si blocca e rimanere “congelato”.
E oramai risaputo che a seguito di risposte fisiologiche ormonali e nervose, in situazioni altamente stressanti il soggetto si comporterà come da sua tendenza e abitudine, se abituato a reagire, reagirà, se assuefatto al rimanere immobile si comporterà proprio in quel modo e nonostante il pericolo la sua reazione sarà senza effetto.
Sostanzialmente le più avanzate ricerche sul comportamento umano confermano che una volta che lo script comportamentale viene avviato la nostra reazione sarà come teleguidata da una “super torre di controllo” che imporrà, nel bene e nel male, le sue istruzioni ignorando qualsiasi altra reazione razionale che non sia stata allenata e acquisita intimamente.
Dunque, come fare per aggirare questo ostacolo?
Secondo le mie personali esperienze conseguite, prima come combattente e poi come istruttore in diversi ambiti della difesa personale armata e disarmata, civile e militare fino a situazioni dove io stesso mi sono trovato coinvolto, è essenziale riuscire a compiere due operazioni importanti:
- Una minima reazione, che potrebbe essere anche solo verbale, in questo modo, la risposta “dinamica” attiverà il corpo che a sua volta “sbloccherà” la psiche.
- Avere un margine di lavoro tecnico, fatto prima che avvenga la situazione di pericolo, per addestrare il nostro corpo alla reazione istintiva ma adeguata ad ottenere il massimo risultato con il minimo dispendio di energia.
Pertanto la soluzione sarà quella di creare un margine di “tempo/spazio” che ci metta in condizione di regolare la nostra respirazione e di preparare re – attivamente il corpo al combattimento: in tal caso è importante rappresentare e
metabolizzare reazioni ad hoc per affrontare con autocontrollo situazioni pericolose che potrebbero scatenarsi inaspettatamente.
Quindi, il consiglio è quello di addestrarsi in sistemi e metodi che rispecchino l’atteggiamento posturale e mentale che, inevitabilmente, assumeremo durante il combattimento o l’azione di difesa, cercando di canalizzare la nostra “rabbia/paura” in una risposta che nel contempo sorprenda e anticipi l’azione completa e offensiva subita: infine è fondamentale ottenere il massimo rendimento, allenandosi ad assumere posizioni corporee reattive, mobilizzando la nostra energia mentale che si deve estrinsecare attraverso l’azione “corretta” che in quel fatale moneto è anche la nostra unica chance.