Oggetti trasformati in armi

Tratto dal libro “La Difesa Abitativa” di Ciro Varone e Tony ZantiIMG_0034

Nella vita di tutti i giorni siamo circondati da oggetti che possono essere utilizzati per difenderci contro un’aggressione, ma l’abitudine a considerarli strumenti essenziali della società dei consumi in cui viviamo, nasconde ai nostri occhi le loro vere potenzialità. Per questo motivo, gente che avrebbe potuto difendersi sufficientemente con l’ausilio di questi oggetti, è rimasta vittima di un’aggressione ingiustificata. Quali sono questi oggetti? Ne elenchiamo alcuni, ma ve ne sono molti altri in cui ci imbattiamo quotidianamente, ma non ne riconosciamo le potenzialità come strumenti di difesa della persona.
LA PENNA. La semplice e comunissima penna a sfera può diventare un’arma talmente efficace, nelle mani di un individuo svelto e determinato, da contrastare un qualsiasi attacco. Tutti hanno la possibilità di portare una penna sulla propria persona, senza che possa minimamente dare nell’occhio (trasferendoci per un attimo nel faceto, dare nell’occhio costituisce uno dei suoi target!). Abituatevi, quindi, a portare con voi una robusta penna e tenerla sempre nello stesso posto, da dove potrete andarla a trovare senza doverla cercare al momento del bisogno. Un ottimo allenamento, a questo proposito, consiste nel pensare all’utilizzo per difesa della penna, ogni volta che andate a prendere la penna dalla tasca o taschino designato, per utilizzarla come strumento di scrittura. Ciò abituerà il vostro subconscio a due importanti fattori: la locazione esatta della penna e l’identificazione della penna come arma da difesa. La penna deve essere di forma semplice (ma vanno benissimo le grosse penne con funzioni anatomiche che si usano odiernamente) e robusta. La prova del nove della validità della penna come strumento da difesa, consiste nell’indossare un pesante guanto, stringere in esso la penna a mò di rompighiaccio e colpire violentemente e più volte un oggetto di media robustezza e penetrabilità (l’anguria rappresenta il medio ideale – con tutte le limitazioni di ordine stagionale che si immaginano – ma può andar bene anche una pila di stracci bagnati). Se la penna resiste ai colpi senza rompersi oppure incrinarsi, sostituitela con un’altra uguale e portatela sempre indosso. In un modo o nell’altro, vi sarà molto utile.
LE CHIAVI. Un mazzo di chiavi rappresenta una delle armi più efficaci che il cittadino “disarmato” possa portare con sé, soprattutto perché nessuno potrebbe sospettare che in realtà esso costituisce un’arma da difesa. Innanzi tutto, bisogna accertarsi che tutte le chiavi siano collegate saldamente tra di loro: l’ideale è infilarle ad una ad una attraverso un robusto anello di metallo a spirale. In questo modo, avrete un gruppo solidale e non semplicemente delle chiavi sciolte che potrebbero disfarsi al primo urto di una certa importanza. Sono particolarmente utili in questo contesto, le chiavi da porta blindata (ognuno dovrebbe averne una o due), a causa della loro lunghezza e spessore. Le chiavi possono essere impugnate in diversi modi, allo scopo di formare alcuni strumenti da impatto: a mò di mazza (il palmo della mano stringe le chiavi più lunghe, mentre il pollice è all’interno dell’anello), a mò di tirapugni (una o due chiavi spuntano frontalmente da ciascuno spazio tra le dita strette a pugno) e a mò di rompighiaccio (le chiavi più lunghe sporgono dal bordo ulnare del pugno). Come per la penna, le chiavi sono un oggetto che chiunque può avere in tasca, oppure in mano, con il risultato che il loro utilizzo come arma risponde ad una disperata necessità e non a premeditazione. Il “pendolo” rappresenta un’utile variante delle chiavi, intese come arma da impatto. Esso si ottiene legando un robusto ma – relativamente corto e sottile – cavetto d’acciaio o nylon, all’anello che tiene insieme le chiavi. Si utilizza a mò di mazza, tenendo saldamente tra le dita il capo opposto alle chiavi e facendo compiere all’incirca una rotazione completa alle chiavi, prima di colpire il bersaglio. In questo modo, le chiavi acquistano una velocità (a causa della forza centrifuga) che ne moltiplica il peso, allo scopo di portare un impatto accentuato sul bersaglio.
LA RIVISTA. Non ci crederete, ma una rivista arrotolata costituisce una delle armi più valide nella difesa della persona (naturalmente, a patto di saperla utilizzare appropriatamente!). Una qualsiasi rivista settimanale o mensile (il formato ridotto è più conveniente, in quanto sta meglio all’interno delle mani più piccole, quali quelle delle donne), anche se frettolosamente arrotolata (purché sia tenuta in mano saldamente), può essere usata come un kubotan, ossia un cilindretto di legno della lunghezza di quindici o venti centimetri, che è un’antica arma utilizzata nelle arti marziali, soprattutto in Giappone. Il kubotan si impugna con stretta ferrea e serve a colpire il bersaglio con una o l’altra delle due estremità, che fuoriescono da entrambi i lati della mano chiusa a pugno. Provate la forza della rivista-kubotan colpendo una superficie dura, prima con un’estremità, poi con l’altra: vi renderete conto che il colpo trasmesso sul bersaglio dalla piccola e dura superficie di carta, in realtà costituisce un impatto di notevole entità! Al tempo stesso, si sconsiglia l’uso di un giornale (quotidiano) arrotolato, in quanto esso tende a costituire un kubotan troppo lungo, che tende a piegarsi e non è abbastanza duro.
L’UOVO. Qualche tempo fa, una signora americana, appartenente alla malavita rurale, era solita portare sulla sua persona quello che chiamava con il nome di “uovo”: un oggetto dorato di forma ellissoidale. In realtà, l’oggetto era costituito da un pezzo di solido piombo, coperto da una camiciatura in oro e pesante all’incirca trecento grammi. Con il suo “uovo” stretto in pugno – peraltro nascosto alla vista di tutti – l’intrepida signora aveva più di una volta colpito e mandato al tappeto un uomo e si era fatta una fama da “dura”. Il motivo del suo successo è semplice: aveva trasformato il proprio pugno (inefficace, in quanto relativamente veloce ma fragile e leggero) in un maglio (impercettibilmente meno veloce, ma molto più pesante, in virtù di questa stessa velocità). Da imitare? Non è escluso, ma state attenti alle vostre dita, perché corrono gli stessi rischi del mento o la mascella di un possibile bersaglio!
Potremmo andare avanti, elencando una nutrita schiera di oggetti che potrebbero servire a difendervi, ma vi lasciamo immaginare che detta elencazione si protrarrebbe in un modo sconvenientemente lungo (abbiamo altri fatti – ugualmente e anche più importanti – da illustrarvi). Un ottimo allenamento potrebbe consistere, a questo punto, in un “compito a casa”: individuate tutti quelli oggetti che potrebbero servirvi per respingere un’aggressione, tenendo presente che ci siamo astenuti volutamente dal citare quegli oggetti che, pur non essendo vere e proprie armi, non possono essere portati al di fuori delle mura domestiche, in quanto bisogna dimostrare la necessità di avere con sé detti oggetti, che, naturalmente, dipende dall’utilizzo inteso e giustificato dell’oggetto stesso. La differenza:
• Posso portare sulla mia persona e fuori della mia abitazione, una penna, un mazzo di chiavi, una rivista, oppure anche un amuleto del peso di trecento grammi, perché tali oggetti non sono specificamente identificabili con un utilizzo offensivo (altrimenti, realmente, saremmo costretti ad uscire di casa seminudi e a piedi scalzi!).
• Posso portare sulla mia persona e fuori della mia abitazione, un giravite, un martello e delle pinze, soltanto se l’utilizzo di codesti oggetti è giustificato (per esempio, sono un elettricista), altrimenti detti strumenti di lavoro possono benissimo essere considerati “armi improprie” (la mia condotta è illegale).
CONCLUSIONE. E’ importante capire che il cittadino deve necessariamente barcamenarsi tra la necessità di difendere la propria persona e proteggere quella altrui, e il restare dalla parte giusta della Legge. A questo punto, la conoscenza della Legge diventa fondamentale. Abbiamo discusso – apertamente e senza nessun pelo sulla lingua – delle misure che possono essere intraprese preventivamente, allo scopo di essere pronti a difenderci. L’oggetto di questa discussione non è quello di stimolarvi ad infilare la vostra migliore penna a sfera nell’occhio di chi è nell’atto di rubarvi l’auto, né fracassare con una rivista arrotolata le tempie della persona con la quale state avendo un diverbio. La Legge – e la decenza comune – non ammettono la violenza, se non nei casi di Difesa legittima. L’utilizzo di una qualsiasi arma – e ci riferiamo anche alle armi proprie del corpo umano: calci, pugni e via dicendo – deve rappresentare l’extrema ratio, non un’opzione. In un caso in cui la vostra vita dipenderà dall’utilizzo efficace di una qualsiasi arma, e se le vostre azioni saranno state legittime e pienamente giustificate e giustificabili, avrete agito nel vostro migliore interesse e – forse non ci crederete – nell’interesse della comunità.

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