Combattimento sportivo uguale a difesa personale?

Quali siano realmente le differenze tra un’arte marziale e uno sport di combattimento credo che pochi siano in grado di capirlo, anche tra gli “addetti ai lavori”.
Quando alcuni aspetti fondamentali del combattimento vengono meno, anche la più temibile arte marziale, nata e congegnata per la difesa personale, diventa uno sport con pochissima efficacia dal punto di vista dell’autotutela.
Le tecniche, le tattiche e le strategie di uno sport di combattimento sono molto diverse da un metodo di difesa personale. La difesa personale prevede la protezione dei punti vitali: gola, occhi, genitali e grandi articolazi20170401_155812oni, mentre lo sport li esclude a priori in quanto il regolamento li vieta come obiettivi primari e secondari, pertanto oltre a non essere allenati come punti neurologici d’attacco, non vengono neppure considerati come punti da proteggere.
Raramente un praticante di difesa personale apprenderà routine di tecniche d’attacco, lo sportivo si addestra ad attaccare per accumulare più punti possibili, in tal modo la sua propensione sarà rivolta più alle tecniche di attacco e meno a quelle elusive o di copertura per minimizzare i danni da impatto.
Anche se lo sportivo allena una mentalità vincente il suo assetto mentale è comunque quello di non farsi male, di rispettare l’avversario e di non arrecargli troppi danni in caso di difficoltà a ritirarsi o ad accettare di perdere sportivamente l’incontro. Nella difesa personale, invece, chi la mette in atto lo fa per sopravvivere quindi non può permettersi il lusso di perdere, pena la sua sopravvivenza poiché tale contesto è l’unico vero motivo importante per affrontare un combattimento letale.
Nella difesa personale l’avversario non è un compagno d’allenamento, egli è un soggetto pericoloso determinato a farci seriamente del male; quando l’avversario cade al suolo non è detto che si sia arreso, esso potrebbe non essere finito, potrebbe darsi che abbia incassato i nostri colpi e sia ancora in grado di aggredirci.
La difesa personale insegna la prudenza, con l’esperienza la prudenza diventa l’attitudine al controllo emotivo, visivo e circostanziale; l’attitudine è il risultato di un processo delicato e molto pertinente alla prevenzione e alla sopravvivenza.

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